Razzismo, nazionalismo, estremismo, sono tutte paure che stanno conquistando il nostro modo di vivere. Ovunque ci sono discriminazioni e odio. Dal più piccolo paese alla grande metropoli molte persone hanno paura. L’incertezza sul futuro porta a rinchiudersi in sè stessi e avere paura dell’altro con reazioni molto differenti, a volte estreme. Il viaggio può essere una soluzione? Per me sì, ci apre la mente e ci abitua ad essere ‘dall’altra parte’.
Viaggiare per vedere con i propri occhi
Viviamo in un mondo mediatico. Sempre più spesso non vediamo la realtà direttamente, ma attraverso gli occhi, la mente di qualcun altro. Sarebbe molto difficile conoscere e sapere tutto quello che accade nel mondo in modo diretto, ma dobbiamo esserne consapevoli: non conosciamo la realtà, ma la sua interpretazione da parte di altri. Non è il momento di parlare di fake news, tutto un altro mondo. Penso a fotografi, giornalisti o semplici persone che si trovano per caso ad assistere agli avvenimenti. Quello che noi vediamo è tramite loro. Non stiamo osservando un evento con il nostro bagaglio culturale, con il nostro modo di vedere, con la nostra sensibilità. Stiamo vedendo un mondo filtrato. Viaggiare aiuta a vedere il mondo direttamente.
Tutte le volte che viaggio, sia per lavoro che per svago, ho delle informazioni che provengono da varie fonti: amici, articoli, libri, film documentari. Quando mi reco io nel posto lo trovo differente, perchè? Semplicemente perchè lo guardo, scopro, annuso, assaggio con la mia mente. Con i miei occhi, con il mio modo di vedere i luoghi e le persone. E’ importante leggere ed informarsi, ma dobbiamo renderci conto che avremo solo una piccola sensazione di realtà.
Viaggiare per essere più consapevoli
Viaggiando si scopre che il luogo non è così pericoloso come viene descritto. Viaggiando si scopre che le persone non sono tutte lì pronte a farci del male. Viaggiando si scopre la normalità della vita quotidiana nei vari luoghi del mondo. Certo che esistono posti più pericolosi di altri, non si deve essere sprovveduti o incoscienti. Ho imparato però negli anni a lasciarmi andare, stare attento e un passo alla volta andare in luoghi che non conoscevo. Ne sono sempre rimasto stupito. A volte positivamente, a volte negativamente, ma ho sempre cambiato il mio modo di percepire una popolazione, una terra, una tradizione.
Con il tempo tendo sempre di più a gradire ciò che non è famoso, popolare. I luoghi di ‘primaria importanza‘ spesso li vedo vuoti. Non-luoghi destinati solo ad un turismo di massa che distrugge l’essenza stessa del posto. Viaggiare non significa portare la propria cultura in altri luoghi, ma stare in silenzio, ascoltare, osservare, imparare.
Viaggiare per uscire dalla propria confort-zone
Questa è la parte che preferisco del viaggio. Non cerco cibo italiano all’estero per poi lamentarmi che non è come la pizzeria sotto casa. Non cerco tempi, usi e costumi che mi permettano di vivere la mia vita come se non mi muovessi dal divano. Quando viaggio voglio essere leggero, sia per il bagaglio, sia per i miei condizionamenti. Almeno ci provo. Tutti abbiamo pregiudizi, anche io, ci mancherebbe. E’ molto complicato guardare un luogo senza, anche inconsciamente, confrontarlo con le mie conoscenze di base. Non serve andare dall’altra parte del mondo. Basta muoversi di poco, cambiare città, regione, paese per vedere cose differenti. Migliori o peggiori? Non mi interessa, sono differenti e vanno semplicemente osservate.
Quando viaggio il mio modo di conoscere passa spesso attraverso il cibo. Questo fa parte della mia cultura. Per noi italiani il cibo è socialità, cultura, tradizione. Non è così in tutte le parti del mondo. Spesso il cibo è visto come lo vedo io, ma mi è capitato anche di persone che vedono il cibo solo come nutrimento e non come piacere. Mi è capitato in Italia, in USA, in Russia. Luoghi molto differenti tra loro per cultura a tradizioni. Quando si incontrano le singole persone ci si accorge che esistono mille modi differenti di vivere la stessa cosa.
Viaggiare per conoscere la diversità
Le persone, questo è il vero motivo del mio viaggio. Vado nel luogo d’eccellenza per il caffè e scopro che ad alcuni non piace. Viaggio su isole scoprendo persone che non sanno nuotare. Non importa quale sia la miglior tradizione del luogo. Ci sarà sempre qualcuno a cui non piace, che non è d’accordo, che preferisce altro. Questo è arricchimento, siamo tutti diversi. Non esiste la normalità, è solo un modo per semplificare al massimo, in modo errato una situazione. La normalità è forse quella cosa con cui la maggior parte delle persone è d’accordo. Forse, poi si scopre cha quelli a cui piace la cioccolata la gradiscono in mille modi differenti. Tutto è narrazione, si usa la normalità, l’uniformità, per controllare o indirizzare una massa di persone. La normalità non esiste, da nessuna parte. Questa è la mia parte preferita del viaggio. Immagina di andare in un luogo e tutti sono uguali, tutti la pensano nello stesso modo e fanno le stesse cose. Quanto è noioso!
Viaggiare per non essere razzisti
Il razzismo è la paura del diverso. La paura di vedere ciò che non comprendiamo, ciò che ci fa uscire dalla nostra confort-zone. Il razzista preferisce eliminare ciò che non considera uguale a sé stesso. Spesso il razzista segue le idee di altri, non conosce quasi mai o non ha avuto contatti con l’oggetto del suo odio. Essendo una paura va gestita come tale. Non sono uno psicologo, i professionisti hanno tecniche e metodi per affrontare e risolvere problemi di questo tipo. Sono convinto che la ‘cura’ esista e sia conosciuta ma è più redditizio usare le paure.
Il viaggio è uno strumento che può essere utilizzato per alleviare le paure, spesso insensate, per lo sconosciuto, il diverso, l’altro. Viaggiando si smetterà di usare nomi comuni per indicare le persone e si inizierà a chiamarle con il proprio nome. Si vedrà tutto da un altro punto di vista.