Perchè viaggio? La domanda delle domande, provo a rispondermi

Perchè viaggio? Una domanda molto complicata.

Alcune riflessioni sul perchè viaggio. Perchè continuo a spostarmi e faccio fatica a trovare un luogo definitivo dove stabilizzarmi. Perchè ho questa esigenza? 

Perchè no: cosa c’è di sbagliato?

La prima cosa che mi viene in mente è perchè no, cosa c’è di sbagliato? Perchè non dovrei viaggiare? I non so perchè non dovrei farlo, quindi vado. Sono stato molto fortunato a nascere nella parte benestante del mondo, potevo capitare ovunque, ma il fato ha voluto che apparissi in una delle zone più ricche del pianeta. Questo sicuramente ha condizionato e agevolato le mie scelte. Se io voglio viaggiare le mie preoccupazioni riguardano il visto ed il passaporto, ma posso. Non ho grandi difficoltà ad avere visti turistici per praticamente tutti i paesi del mondo, non per tutti è così ed è solamente fortuna. Il luogo di nascita non si sceglie. Alcuni possono scegliere se cambiare luogo di vita perchè gli va, altri no. Quindi avendo questa possibilità voglio usarla e negli anni mi sono organizzato (lavoro, beni, contatti professionali e personali) per poter sfruttare questa mia fortuna. 

Sono un curioso patologico

Questo, senza ombra di dubbio, è il mio carburante fondamentale: la curiosità. Arrivo in un posto e come prima cosa ci cammino dentro. No, non è una forzatura grammaticale, mi piace conoscere un luogo con i piedi. Ho camminato molto nelle città in cui ho vissuto, in queste articoli ho descritto sia il mio giro di Mosca a piedi in periodo di pandemia – non potendo usare i mezzi di trasporto mi sono fatto una passeggiata in tangenziale – che tutte le mie passeggiate alla scoperta dei vari quartieri della capitale russa. Il camminare è il modo che mi è più congeniale per conoscere. Gli strumenti tecnologici di oggi permettono di non perdersi nemmeno nella foresta. Si scarica una mappa e si cerca la strada preferita. Cammino sempre con lo sguardo per aria. Osservo persone, architetture, attività, animali, piante, fiori, strade, campi, cimiteri, parchi… tutto ciò che l’essere umano può produrre. Sono attratto dai grandi spazi naturali, foreste, montagne, deserti… e degli spazi urbani. Sono curiosità differenti, complementari, ed entrambe coesistono in me. Mi piace osservare le città, adoro vivere la natura. Riducendo tutto ai minimi termini rimane la mia voglia di conoscenza

Sono attratto dal ciò che non conosco

Il non sconosciuto, che siano persone, ambienti, situazioni o qualsiasi altra cosa, ha una fortissima attrazione su di me. Come un pezzo di ferro con un magnete ne vengo attratto, appiccicato, ci finisco dentro con testa a piedi. Vivere situazioni di cui non ho nulla altro, dal mio punto di vista, da conoscere non mi appaga. Durante la mia vita ho iniziato a provare gioia e felicità quando ho lasciato gli schemi prestabiliti da altri ed ho iniziato a muovermi, viaggiare, conoscere. E’ stato un percorso di anni, non sono sempre stato così. Ho avuto anche io la mia bella parte di vita da impiegato modello 9-17. Quando però ho capito che tanta gente aveva stili di vita differenti, quando ho capito che il conoscere, osservare, assaggiare mi rendeva felice sono partito. E sono ancora in viaggio. Il momento di svolta lo riconduco alle Paralimpiadi di Londra 2012. Lì ho visto persone che, nonostante le enormi difficoltà, avevano raggiunto traguardi per me impensabili. Beh, se ce la fanno loro, mi sono detto, anche io voglio raggiungere i miei traguardi che sono infinitamente più semplici. Da quel momento la lampadina si è accesa e la curiosità si è presa tutto. Io la lascio fare.

La confort zone mi mette a disagio

Dal disagio di vivere la vita quotidiana senza modifiche è nato un altro disagio: non sopporto la confort zone. Forse è meglio che dica che ho un concetto di confort zone differente dall’opinione più diffusa. Avere un lavoro stabile, una casa, una routine quotidiana mi mette a disagio. La mia confort zone, con tutti i pro e contro di tutte le confort zone, prevede il viaggiare, il muoversi, il vivere all’aria aperta, il non avere impegni a lungo termine. Il lavoro è fondamentale, ed è per questo che mi sono costruito un’attività che mi permette di viaggiare, lavorare online e non avere quasi nulla di fisico in modo da essere molto libero e flessibile. Anche io ho una confort zone, naturalmente, un luogo dove mi sento a mio agio, tranquillo, so come gestirla e non devo pensarci troppo. La mia confort zone è il nomadismo. Ne ho analizzato un po’ il significato qui. Non tutti la pensano allo stesso modo, e da questi presupposti nasce anche il mio progetto PEOPLE&Places, dove chiedo alle persone: qual è il tuo posto preferito in città? Voglio conoscere la confort zone degli altri, le loro motivazioni, voglio sapere, confrontarmi, chiacchierare. Tutto questo mi permette di incontrare tanti punti di vista che non devo per forza gradire, ma mi piace conoscere. 

Le regole imposte mi danno un po’ fastidio

Questo è un altro mio problema. Il fastidio a seguire delle regole imposte. La risposta perchè sì mi fa venire i brividi ed è una delle cose che mi fanno un po’ innervosire. Difficilmente seguo delle istruzioni perchè vanno fatte così. Le regole devo capirle, conoscerle, saperne i motivi e gli scopi. Posso non essere d’accordo, ma devo capirne genesi e  finalità. Cosa complicata, sì ne sono consapevole. Questo lato di me stesso probabilmente è una difesa dalla routine, e di base c’è sempre la conoscenza. L’obbedire ciecamente non fa parte della mia indole e nemmeno lo stare in silenzio. Questo nella mia vita mi ha provocato screzi, discussioni e rotture che magari il tempo sanerà. L’accettare senza mettere in discussione è una cosa che non fa parte di me, e mal si concerne con il lavoro da dipendente o il stare all’interno di qualsiasi struttura gerarchica, che sia il lavoro o la scuola. Prima o poi io stacco, rompo, cambio quando le cose che devo fare senza comprendere superano la mia sopportazione che con gli anni è diventata sempre più bassa. Gli anni che passano portano anche a questo. Negativo o positivo? Basta esserne consapevoli, non portare rancore, affrontare le situazioni e le persone con rispetto e gentilezza, forse non dovevo scrivere basta all’inizio di questa frase. E’ un percorso di crescita personale complicato lungo e probabilmente senza fine. 

Cerco me stesso in viaggio? 

Questo è uno dei miti del marketing del viaggio. Viaggia per cercare te stessi. Non so, probabilmente la ricerca di sè stesso si può fare in mille modi diversi. Si può meditare sul divano di casa, studiare in biblioteca, camminare nei boschi dietro casa senza per forza girare il mondo. Io viaggio perchè mi piace viaggiare. Certamente ogni esperienza della vita ci cambia e durante il viaggio ne accadono moltissime. Però l’obbiettivo non è la ricerca di me stesso, sarebbe perdente in partenza dal mio punto di vista. Il nome stesso di questo sito è “When Do You Come Back?” – quando ritorni? – è la domanda che spesso mi pongono amici, conoscenti, familiari quando parto per un’altra esperienza. Difficilmente ritorno, difficilmente si può ritornare sui propri passi o per la stessa strada. Per un motivo molto semplice, perchè i luoghi le persone, le emozioni sono in costante cambiamento, è impossibile per me tornare perchè non esiste più quel posto. Io non lo vedrò nello stesso modo. Le idee persnali cambiano perchè la base di conoscenza da cui nascono cambia di continuo. E’ inevitabile. Quindi viaggio per conoscere me stesso? La mia risposta è no, o meglio non consapevolmente, non è il fine ultimo.

Scegliere consapevolmente è la chiave di tutto

Concludo questo articolo sul perchè viaggio dicendo che ogni scelta di vita è corretta, non esiste per me il giusto o sbagliato, rimanendo ovviamente nel rispetto dell’altro. Ogni scelta pensata e giustificata è corretta, se ne si conosce il perchè vale la pena provarci. Se invece si fanno scelte solo per seguire qualcuno o qualcosa generalmente ci si trova scontenti e demoralizzati. Si vuole viaggiare, vivere nella routine più rigida o mischiare tutto, va bene! Va benissimo se è ciò che vuoi veramente e se è ciò che ti far star bene. Come scrivo sempre nei miei articoli io non voglio insegnare nulla a nessuno. Sono scelte di vita estremamente personali che difficilmente si adattano ad altri. Queste sono le mie e mi piace condividere le mie valutazioni, scelte, pensieri che hanno prodotto il mio percorso. Non mi piacciono le realtà imposte, non mi piace nemmeno dare delle risposte preconfezionate. Capire il perchè si fanno determinate scelte per me è molto importante. La cosa certa è che le scelte nella vita cambiano spesso idee, e per fortuna! Noi cambiamo e non si torna indietro nel tempo non è ancora possibile, quindi si provano strade differenti. 

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