L’elogio del successo sembra che sia il mantra di tutto il nostro mondo. Ovunque vediamo personaggi che, spesso dal nulla, hanno creato un sogno. Hanno avuto successo e si distinguono per averlo raggiunto spesso solo con un’ottima idea, senza lavoro, sforzi o fallimenti. Siamo sicuri che sia la realtà?
Fallire è un passaggio fondamentale
Per iniziare vediamo la definizione di fallimento che ci propone l’autorevole enciclopedia Treccani
falliménto s. m. [der. di fallire]. – 1. ant. a. Fallo, errore: fare f., commettere errore; senza f., infallibilmente, con certezza di non errare. b. Mancanza, difetto di qualche cosa: f. di vittovaglia (G. Villani). 2. Stato di insolvenza di un imprenditore commerciale: essere sull’orlo del f.; fare, dichiarare f.; f. doloso, fraudolento; restare al f., detto dei creditori del fallito che perdono parte del loro capitale. Nel diritto, più propriam., il procedimento giudiziario concorsuale instaurato con la sentenza del Tribunale che dichiara fallito l’imprenditore in stato di insolvenza e volto ad assicurare il soddisfacimento, a parità di condizioni, dei creditori. 3. fig. Esito negativo, disastroso, grave insuccesso: il f. dei negoziati; f. di un’iniziativa, di una politica; l’impresa è stata un vero f.; dichiarare f., riconoscere l’inutilità dei proprî sforzi, l’impossibilità e incapacità di raggiungere gli scopi fissati, rinunciando definitivamente alla lotta, all’azione.
Quindi il fallimento è un errore, ok ne commetteremo tantissimi!
Non sono una persona competitiva. Non mi piace la gara, non sono a mio agio sotto stress e non voglio arrivare primo. Si può vivere tranquillamente senza essere il primo assoluto in qualsiasi cosa. Si può vivere serenamente senza qualcuno che mi spinge a fare di più, meglio, per arrivare in cima dove nessuno è mai arrivato. E poi?
Sono più di 2000 anni che gli uomini si interrogano sul concetto di velocità e competitività. Già nell’antica Grecia il filosofo Zenone di Elea raccontava del paradosso di Achille e la tartaruga. Per quanto veloce possa andare l’eroe Achille potrà mai raggiungere una tranquillissima tartaruga? Ovviamente il paradosso non parla di ciò che sto scrivendo io, ma mi piace il fatto che non è la corsa o la fretta che ci farà raggiungere i nostri obiettivi prima.
La mia idea di vita non è una gara. Non c’è una partenza o un’arrivo dove tutti devono correre, sgomitare, combattere per arrivare prima, altrimenti si fallisce. Nella vita, secondo me, è importantissimo il modo in cui si cammina. Non sempre la meta è la cosa fondamentale in un viaggio. Ho provato a rispondere a queste domande in questo articolo: Perchè viaggio? La domanda delle domande, provo a rispondermi.
Non mi è mai piaciuto gareggiare in vita mia. Nello sport, nel lavoro, nelle relazioni sociali. Non sono in competizione con nessuno e se fallisco cerco di capirne il perchè. Forse è meglio scrivere quando fallisco invece che se fallisco, il fallimento è certo, dobbiamo arrivarci preparati. Certo al prima reazione è emotiva, ma poi si deve andare oltre e non affondare nei propri errori.
Il fallimento non è una vergogna
Sì, si fanno molti errori, in qualsiasi campo della vita in qualsiasi momento. Sì sbaglia, si fallisce, si cade e poi? Una volta caduto non mi piace stare sdraiato sull’asfalto a deprimermi. Certo che la prima reazione è tristezza, amarezza. Il fallimento non è piacevole. Chi sta vivendo un fallimento non lo augura a nessuno e non conosco persone che godono nel fallire. Ci sono persone che godono dei fallimenti altrui, ma penso sia una deviazione malsana della nostra cultura. Difficilmente si cresce sulla pelle altrui, o almeno non con un progetto a lungo termine.
Fallire non è un’onta che ci si porta sulle spalle per tutta la vita. Fa parte della crescita. Iniziare molti progetti equivale a fallirne altrettanti. Studiando, adattando e ricominciando da capo si capiscono gli errori e si dovrebbe cercare di correggerli. Quando, spesso inconsciamente, continuiamo a fare gli stessi errori bisogna chiedere aiuto. Ci sono professionisti in tutti i settori che sono esperti nel far vedere gli errori altrui ed insieme si cerca di superarli. Spesso non bastiamo solo noi a superare le nostre paure, i nostri difetti, le nostre incapacità.
Imparare dai propri e altrui fallimenti
L’importante è non abbattersi, si sbaglia, si reagisce, si deve imparare e si cerca di fare qualcosa di differente. Certo che se ci comportiamo sempre nello stesso modo non possiamo pretendere di avere risultati diversi. Per cambiare il risultato dobbiamo cambiare noi stessi, il modo in cui ci comportiamo e relazioniamo con gli altri.
Analizzare le proprie azioni e i risultati è sempre un esercizio molto utile. E’ molto complicato da fare, ma analizzare i fallimenti altrui, senza denigrare o sentirsi superiori, è un buon metodo di prevenzione. Difficilmente siete i primi a svolgere un’attività o ad avere problemi di relazione con un’altra persona. Quindi perchè non studiare chi ha già fallito e ne è uscito? Chi ha risolto o migliorato al propria situazione? No si deve per forza essere pionieri in tutto, a volte basta copiare.
Sapersi rialzare, ricostruire senza distruggere
Si fallisce, spesso, ovunque. I fallimenti sono decisamente maggiori rispetto ai successi.
Uno dei libri che ho pubblicato con gli amici di NESSUNO[PRESS] è proprio Rise Again, risorgi, rialzati. L’esperienza, prima dello sport paralimpico e ora con Special Olympics, mi ha insegnato una cosa fondamentale: tutti si cade. Cadere è una parte fondamentale della vita. Come puoi imparare a camminare senza cadere. Come puoi imparare a nuotare senza bere un po’. Certo non bisogna affogare. Bisogna studiare, prepararsi, analizzare e migliorare. La caduta può essere fragorosa, devastante.
Guardare chi ci è già passato aiuta a rialzarsi. Un’aforisma che gira parecchio in rete è: non è importante come cadi, ma come ti rialzi. Non ne ho idea di chi sia, penso che siano quelle cose che girano girano e poi si perdono. Non mi trova molto d’accordo. E’ anche molto importante perchè e come cadi per poterti rialzare. Senza sapere le motivazioni si rischia di ripartire sempre da capo. Una citazione che mi è cara è quella di Massimo Troisi da Ricomincio da Tre:
Gaetano: Cioè, se ti sto dicendo che parto, parto… e po’ me ne vaco, Rafe’, nun ‘nce ‘a faccio cchiù! Cioè, chello che è stato è stato, basta! Ricomincio da tre!
Lello: Da zero!
Gaetano: Eh?
Lello: Da zero! Ricominci da zero!
Gaetano: Nossignore, ricomincio da… cioè, tre cose me so’ riuscite dint’ ‘a vita, pecché aggia perdere pure chelle? Che aggia ricomincia’ da zero?! Da tre!… Me ne vaco, nun ‘nce ‘a faccio cchiù.
Ricominciamo sempre da quello che abbiamo imparato e messo nella nostra cassetta degli attrezzi.