Sei più viaggiatore o turista? Cerchiamo di capirne le differenze.

Una domanda che mi pongo spesso è: sono viaggiatore o turista? La risposta che mi do è che mi sento più viaggiatore, ma perchè? In questo articolo vorrei analizzare il mio pensiero e condividere le differenze tra le due tipologie di persone. 

Cosa intendo per viaggiatore e per turista

Nella mia testa ho un’idea di viaggiatore e una di turista. Associata all’idea ho anche un’immagine, sarà la mia deformazione professionale. Il turista lo vedo con un trolley, vestito elegante, con sandali o infradito, occhiali da sole e cappello molto vistoso. Il viaggiatore lo vedo con lo zaino, scarpe comode, vestiti tecnici e non proprio all’ultima moda. Si tratta naturalmente di stereotipi, ma è molto utile per me analizzare i miei preconcetti per poi ridurli ai minimi termini e rimontarli con forme differenti. 

Il turista per me è un mordi e fuggi, non solo per questioni di tempo, ma anche nel come approfondisce la conoscenza del luogo. Ecco già ho detto la mia parola chiave di questo articolo: conoscenza. Probabilmente la ricerca della conoscenza, il cambiamento, e l’acquisizione di nuove informazioni sono le principali differenze tra il ‘turista’ e il ‘viaggiatore’. Metto tra virgolette queste due parole perchè sono chiaramente due forzature, esistono mille sfumature all’interno della stessa realtà: c’è sempre un po’ di turismo in un viaggiatore e c’è sempre un po’ di viaggio in un turista. 

Il viaggiatore lo considero una persona lenta. Si gode il momento e va alla ricerca del contatto e dell’esplorazione invece che dell’uso. Ecco, un’altra parola chiave è l’uso. L’utilizzo che si fa dei luoghi e delle persone che incontriamo. Nella mia mente un turista usa i luoghi, mentre un viaggiatore cerca la condivisione. Può essere il contrario?

La differenza tra viaggio e vacanza

Tornando a ragionare per estremi, un turista lo associo ad un pacchetto viaggi pre-confezionato. Il tempo del turista è intensamente programmato dalla mattina alla sera, sono con poche le possibilità di avere imprevisti. Normalmente il turista odia gli imprevisti, cosa che il viaggiatore ricerca quasi ossessivamente. Sia che alloggi in un campeggio oppure in un albergo, nella vita del turista ci sono: animazione, aqua-gym, visite guidate a negozi locali e raramente momenti di ‘solitudine’. Nell’esperienza di un viaggiatore invece vedo poca programmazione, tante ore di cammino, molte problematiche legate a qualsiasi cosa, tempi morti e molti incontri fortuiti. Aspetti positivi o negativi ne esistono in entrambe le realtà sia chiaro, la scelta va solamente sull’atteggiamento preferito. Il gradire o meno le differenti situazioni sono concetti puramente personali. Non voglio dire che sia meglio uno o l’altro, fortunatamente siamo liberi di fare ciò che più ci aggrada e che ci rende felici. Sei una persona a cui piace il ballo aperitivo? Sono contento per te. Sei una persona a cui piace stare molte ore scomodissima in un vecchio autobus in qualche parte remota del mondo? Benissimo! Non voglio arrivare alla conclusione che sia meglio uno o l’altro, ma continuo ad analizzarne le differenze, saranno poi reali? Qualcuno riterrà positive delle situazioni che per altri sono inaccettabili e va benissimo così!

Organizzazione o imprevedibilità?

La pianificazione è una variabile molto differente tra le due tipologie di persone. Il tempo del viaggiatore è dilatato, nel senso che possono accadere mille cose impreviste, tra le quali perdere giornate intere per i più svariati motivi. In questo il viaggiatore dovrebbe riuscire a trovarne piacere. Il turista raramente ha imprevisti e comunque c’è quasi sempre qualcuno a cui chiedere aiuto: un’agenzia o una struttura ricettiva. Il tempo è vissuto in maniera completamente differente. Il turista ammazza il tempo, lo occupa, lo programma, aspetta l’ora prestabilita per una determinata attività. Il viaggiatore il tempo lo deve per forza assecondare. Non avendo grandi programmi deve sempre avere una grande abilità nel creare compromessi. Si può scegliere di vivere un’esperienza fino a che si vuole, non fino a quando è programmato, ma allo stesso tempo va accettato il fatto di cambiare i pieni e di dover svolgere attività non propriamente gradite in quel momento. Quelle stesse attività che poi renderanno il viaggio unico, solo una volta finito però.

Il tempo è un concetto inventato dall’uomo, esiste quindi nel momento che gli si dà importanza, che lo si osserva. Il viaggiatore ed il turista lo creano in due modi differenti. 

Quale bagaglio mi porto? Oggetti ed emozioni

Parliamo di bagaglio con cui si parte e del bagaglio con cui si torna. Altro aspetto è il bagaglio di conoscenza, differente anch’esso tra la partenza e l’arrivo. Il bagaglio fisico del turista è mediamente abbastanza impegnativo. Non bisogna farsi sorprendere. Si deve essere pronti a qualsiasi imprevisto sia per quanto riguarda il meteo che per la vita sociale. L’outfit deve essere programmato sia per le giornate soleggiate che per quelle piovose, sia per la spiaggia che per le serate. C’è un bagaglio molto pesante al quale andranno aggiunti i souvenir che si comprano nei vari negozi per chi è rimasto a casa. Il biglietto di ritorno rischia di essere gravato dal peso degli oggetti aggiunti, e questo le compagnie aeree lo sanno bene. Il bagaglio del viaggiatore invece è leggero, minimal, solitamente in uno zaino. Ogni oggetto è pensato e studiato per essere usato in molteplici situazioni, il famoso vestirsi a cipolla.  Non esistono gli outfit, o meglio, ne esiste solo uno con vari capi intercambiabili a seconda dell’esigenza. I lavaggi sono frequenti, manuali e spesso quotidiani. 

Esiste poi il bagaglio emozionale, di conoscenza. Il turista solitamente acquisisce ciò che altri hanno deciso che deve sapere: la giuda, l’organizzazione, la struttura ricettiva. Il viaggiatore invece acquisisce la conoscenza che per caso o per volontà trova sulla sua strada. Raramente partecipa a visite guidate, ma spesso si ferma a parlare con poveri ignari che si devono sorbire la curiosità estrema di questi strani personaggi. 

Quando si parte e quando si ritorna

La data di partenza è spesso definita per entrambe le tipologie. Può coincidere con un biglietto aereo, con le ferie, con il finire di una specifica situazione. Il ritorno invece non sempre è definito. Il turista parte con biglietti andata e ritorno, il viaggiatore spesso compra solo l’andata. Non si sa nè quando nè da dove si ritornerà. Esistono, per forza di cose, le persone che possono viaggiare solo nei periodi di ferie, ma ci sono anche quegli strani esseri che vivono in viaggio perchè hanno un lavoro che gli permette di essere nomadi o perchè non si preoccupano molto del dove saranno. 

Conclusioni

Ho chiaramente giocato alle differenze. La realtà è che esistono miliardi di sfumature tra i due estremi. Esistono turisti-viaggiatori e viaggiatori-turisti. Partire con lo zaino no fa di te un viaggiatore e andare con un’agenzia non fa di te un turista. Tutto sta nel come si affronta la giornata, come ci rapportiamo con le altre persone, come siamo aperti nell’accogliere culture differenti. Ho conosciuto ‘turisti’ che sono veramente incuriositi dalle differenti realtà, ma per paura, o per mancanza di praticità, si affidano a pacchetti pre-confezionati. Come ho conosciuto ‘viaggiatori’ che hanno una paura/diffidenza verso l’altro così estrema da non aver alcun contatto con i luoghi e le persone che visitano. 

Una piccola curiosità. Scrivendo questo articolo ho quasi sempre confuso la parola turista con viaggiatore e viceversa. Ho quindi invertito le descrizioni e probabilmente era proprio la cosa giusta da fare. 

Voi cosa ne dite: vi sentite più turisti o viaggiatori? Io mi sento più viaggiatore, che però spesso fa il turista! Quanto è bello spaparanzarsi su di un telo e addormentarsi al sole.

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